Itinerari nelle Marche
Monasteri ed eremi nelle Marche
Gli eremi nelle Marche rappresentano uno dei tanti motivi per cui vale la pena di concedersi un tour turistico in questa regione: con secoli e secoli di storia alle spalle, sono un concentrato di arte, devozione e tradizione che merita di essere conosciuto. I monasteri nelle Marche sono presenti praticamente in ogni provincia, generalmente situati in zone montuose per rispecchiare la necessità di isolamento per cui erano nati. Conoscerli più da vicino può essere utile per pianificare una o più visite guidate.
Monastero della Santa Croce di Fonte Avellana
Il Monastero della Santa Croce di Fonte Avellana è uno dei monasteri nelle Marche più conosciuti: situato alle pendici del Monte Catria, nella provincia di Pesaro e Urbino, rientra nel territorio comunale di Serra Sant'Abbondio e ha origini che risalgono addirittura alla fine del primo millennio. La sua storia è legata a doppio filo con quella della congregazione dei Camaldolesi, e la figura di riferimento è quella di San Romualdo, che fondò l'eremo probabilmente nel 980.
Eremo di Monte Giove (Fano)
A Fano c'è, invece, l'Eremo di Monte Giove, a circa 200 metri di altitudine sul livello del mare: dalla collina su cui sorge si può ammirare un panorama eccezionale, che non comprende solo le coste ma che arriva fino alla valle del Metauro e al Monte Catria. La chiesa è dedicata al Salvatore e accoglie una statua di san Bonifacio, una statua di san Benedetto, una statua di san Pier Damiani e una statua di santa Scolastica: tutte e quattro sono state realizzate dallo scultore Carlo Santi. L'eremo, oltre alla chiesa, include attualmente una foresteria con camere e alcune casette destinate ai monaci con tanto di orti.
Eremo di S. Marco (Ascoli Piceno)
Molto suggestivo è l'eremo di San Marco, che fa parte del territorio comunale di Ascoli Piceno. Costruito secondo lo stile architettonico romanico nel XIII secolo, può essere considerato una preziosa testimonianza sia dal punto di vista artistico che dal punto di vista spirituale. La sua collocazione particolare, attaccata alla parete rocciosa del Colle San Marco, fa sì che l'edificio possa essere osservato da piazza del Popolo. I suoi blocchi di travertino rappresentano, ormai, una compagnia fissa per gli ascolani. Chi fosse interessato ad accedere all'eremo ha la possibilità di farlo solo percorrendo una scalinata in pietra piuttosto possente che passa sopra un burrone profondo, quasi come fosse un ponte.
Eremo di S. Silvestro (Fabriano)
A Fabriano, in provincia di Ancona, è situato uno degli eremi nelle Marche più rinomati: è quello di San Silvestro in Montefano, che fu fondato vicino alla sorgente fonte Vembrici negli anni '30 del XIII secolo da San Silvestro Guzzolini come sede di quella che sarebbe diventata la Congregazione Silvestrina, vale a dire l'ordine monastico che lui stesso aveva costituito.
Eremo di Santa Maria Infra Saxa (Genga)
Sempre in provincia di Ancona, ma a Genga, c'è l'Eremo di Santa Maria Infra Saxa, collocato sul versante sinistro della Gola di Frasassi, in uno scenario naturale capace di mozzare il fiato per lo spettacolo che offre. Le carte del monastero di San Vittore documentano che tale eremo esisteva già nei primi anni del XI secolo, ed è certo che in passato fosse associato al Monasterium S. Mariae Bucca sassorum, un monastero di monache benedettine di cui purtroppo oggi si sono perse le tracce ma che di sicuro era situato sul Monte Ginguno. L'eremo mette in mostra uno stile architettonico semplice: fino all'inizio del XX secolo vi si venerava un'immagina della Madonna in legno, che dopo aver subito diversi tentativi di furto fu bruciata negli anni '40, per essere rimpiazzata dalla statua in pietra che si può osservare ancora oggi.
Eremo di S. Leonardo (Montefortino)
Proseguendo la rassegna di eremi nelle Marche non si può non menzionare l'Eremo di San Leonardo, a Montefortino, tra il Monte Priora e il Monte Sibilla: per arrivarvi è necessario camminare per almeno un'ora ma ne vale la pena, soprattutto per lo spettacolo che la natura regala. Qui vivevano i monaci camaldolesi, che rispettavano la regola benedettina dell'Ora et Labora dedicandosi alla preghiera e al lavoro; il luogo diventò, a partire dal XII secolo, un centro di cultura e di fede, fino a quando nella seconda metà del XVI secolo i monaci non decisero di abbandonarlo, probabilmente a causa dell'eccessiva asprezza del luogo e per i sempre più frequenti atti di brigantaggio con cui dovevano fare i conti.
Eremo di Santa Maria di Valdisasso (Fabriano - Valleremita)
Un altro luogo impregnato di storia e di fede è l'Eremo di Santa Maria di Valdisasso, tra Fabriano e Valleremita. Un edificio in cui sembra abbia soggiornato anche san Francesco, una prima volta insieme con il beato Egidio nel 1209 e una seconda volta da solo sei anni più tardi. L'eremo è aperto solo di rado: per questo motivo chi fosse interessato a visitarlo dovrebbe pianificare il viaggio in anticipo in modo da non restare deluso. Sede di attività di promozione vocazionale per le suore e per i frati, nel corso degli anni ha accolto, tra gli altri, san Giacomo della Marca, san Giovanni da Capistrano, san Bernardino da Siena e molti venerabili della zona.
Eremo dei frati bianchi (Cupramontana)
Infine, ultimo in questa rassegna ma non meno prestigioso, in quel di Cupramontana sorge l'Eremo dei frati bianchi, noto anche con il nome di Eremo delle grotte. Frati bianchi perché qui vivevano i camaldolesi, che erano soliti indossare un saio di colore bianco, appunto: vi abitarono per ben quattro secoli, a testimonianza di come questa sia una delle strutture religiose più importanti di tutto il territorio marchigiano. Tra l'altro proprio in questo luogo sorsero le fondamenta per la creazione della Congregazione monastica di Monte Corona, e sempre qui trovarono accoglienza i due frati che avrebbero fondato nel Cinquecento l'Ordine dei Cappuccini. Una location quasi mitica, insomma, che è stata resa ancora più affascinante e leggendaria dai racconti del letterato cuprense Luigi Bartolini. Tra grotte e manti erbosi, una cornice naturale da non perdere, con la parete in tufo della Valle del Corvo a dominare lo scenario e la gola tra Poggio Cupro e Cupramontana a incutere timore.
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